La valle del Lacerno e Campi di Grano

Alla scoperta di due peculiarità del territorio appenninico laziale.
Al limite del parco, sul confine tra Abruzzo e Lazio, abbiamo girovagato alla scoperta di ambienti suggestivi e di alto profilo ambientale e paesaggistico. Territorio poco frequentato e per questo forse più motivante.


Lunga escursione alla scoperta di interessanti bellezze naturali, immersi dapprima nell’inciso vallone del torrente Lacerno e poi attraverso i vasti altopiani di Campo di Grano con i caratteristici pozzi per chiudere infine con una lunga e panoramica discesa affacciati sulla Valle Roveto. Attraversato l’abitato di Pescosolido percorrendone il corso centrale si procede oltre sino alla località Fossate dove si parcheggia al termine dell’asfalto, punto di partenza ed arrivo dell’escursione odierna. Di fronte abbiamo infatti la brecciata che introduce al sentiero Q8 per il vallone del Lacerno, di lato a sinistra lo stradello da cui ritorneremo per il sentiero Q9 che scende dal valico delle Scalelle. Ci si avvia per la brecciata che in leggera pendenza e qualche svolta conduce ad un fontanile da cui ha inizio il sentiero vero e proprio; da individuarne l’imbocco per via delle diverse tracce nel bosco di lecci ma poi sempre evidente. Si sale gradatamente per tratti di piacevole bosco di lecci e castagni con la vista che si apre sulle alture circostanti e progressivamente ci si porta verso il vallone in direzione delle scoscese pareti di Punta Mazza ci cui si apprezza la grande mole vista così dal basso; con una lunga ansa si guadagna l’ingresso alla parte bassa vallone e si prosegue a mezza costa rimanendo piuttosto alti rispetto al fondo della forra dove scorre il corso d’acqua il cui suono tiene compagnia lungo tutto questo primo tratto. Via via che ci si addentra nella vallata il sentiero diviene sempre più bello da percorrere con la vista che si apre di quando in quando sulle pareti verticali che culminano aspre e con innumerevoli salti alla cima del Monte Serrone e del Balzo di Ciotto accompagnati dalla percezione del progressivo avvicinarsi dell’alveo del corso d’acqua; a metà circa del vallone si incontra una deviazione con indicazione per il torrente che però appare ancora molto più in basso, si può deviare avendone il tempo, altrimenti andando oltre la valle si restringe il torrente diviene prossimo al sentiero e più facilmente raggiungibile. Giunti ad un tratto in cui la pendenza si fa più accentuata si può lasciare il sentiero per andare a trovare qualche punto di avvicinamento al torrente nel cui alveo ci si cala con un minimo di attenzione, visto il terreno ripido e piuttosto viscido, ed una volta dentro se non c’è molta portata se ne può seguire un tratto costeggiando una moltitudine di cascatelle e vasche cristalline racchiuse tra cumuli di bianche rocce e salti levigati dal perenne scorrere dell’acqua. Terminata un pò a malincuore la deviazione (in effetti varrebbe la pena dedicare un’intera escursione ad esplorare i tratti percorribili tra le formazioni scolpite dal torrente Lacerno) si riprende il sentiero nelle immediate vicinanze di un’area attrezzata con qualche tavolo e panche dove campeggia un grande fontanile e poi, a seguire, con alcune ripide svolte si esce definitivamente dal bosco ai margini del vasto altopiano di Campo di Grano non molto distanti dall’omonimo rifugio. Giunti al rifugio ben tenuto è d’obbligo una sosta ristoratrice seduti sui verdi prati ad osservare da posizione centrale diverse montagne da una nuova prospettiva tra cui risalta l’imponente dorsale che dal Balzo di Ciotto tocca il Serrone e poi il Montagnone fino alla distante Punta Mazza. Lasciato alle spalle il rifugio il cammino riprende per tracce poco accennate in direzione della spianata che accoglie i Pozzi di Campo di Grano che costituiscono un unicum nel genere, considerata anche la quota a cui si trovano queste singolari vene d’acqua affioranti. Dai pozzi al Valico delle Scalelle la distanza è breve e si giunge ben presto all’inizio della lunga discesa che per il sentiero Q9 riporterà a valle. Noi però, subito dopo il valico, ci siamo lasciati trarre in inganno da un sentiero ben marcato che invitava ad avviarsi in ripida discesa e così lo abbiamo seguito per un pò sino a quando, in corrispondenza ad una svolta netta, è risultato chiaro che saremmo “atterrati” a fondo valle molto distanti dal punto di partenza. Certificato l’errore e fatto di nuovo punto sulla mappa ci siamo avviati a riprendere la retta via con un ampio traverso fuori sentiero attraverso incisi fossi e rimboschimenti descrivendo una bella digressione che ha reso ancor più interessante questa lunga camminata. Ritrovata infine la traccia ufficiale nei pressi del piccolo rifugio accanto al Fosso Gola Tesa non è rimasto che scendere ancora lungamente fino alle masserie che precedono il rientro al punto di partenza.